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Codice dell'Amministrazione Digitale

SPID: OLTRE IL MITO E L’ENTUSIASMO, LA REALTÀ

SPID

Una breve premessa: chi scrive é assolutamente convinto dell’utilità di una identità unica digitale affinché i cittadini possano accedere ai servizi on line che ogni Pubblica Amministrazione metterà a loro disposizione.

Ovviamente vi offrirò di seguito qualche considerazione su SPID, così come presentata ufficialmente il 15 marzo.

1) CRITICITÀ La quantità di servizi on line messa a disposizione dalle P.A. per i cittadini é oggi molto povera e limitata, e, per quanto riguarda i Comuni, dislocata solo in alcune aree del nostro Paese.

Le relazioni con le imprese che dovrebbero essere veicolate “esclusivamente utilizzando le tecnologie della informazione e della comunicazione” fin dal 1 luglio del 2013, in molte Amministrazioni avvengono in modo “analogico” o utilizzando modalità miste. Ciò non necessariamente per responsabilità delle Amministrazioni ma, spesso per comodità delle imprese e delle Associazioni che le rappresentano.

L’INPS e le Poste -ad esempio- mettono a disposizione dei cittadini, in modo non sempre semplicissimo, alcuni loro servizi, Provate ad esempio ad accreditarvi sul sito dell’Agenzia delle Entrate? Non é proprio semplice.

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Solo pochi Comuni mettono oggi a disposizione un’ampia gamma di servizi.

O aumenterà nel breve periodo l’offerta di servizi digitali per tutti cittadini, o la domanda di identità digitale si fonderà sul nulla.

2) CRITICITÀ I processi virtuosi disegnati dalla “legislazione Madia” hanno molta difficoltà ad affermarsi poiché devono fare i conti con un eccesso di burocrazia e di legificazione.

In tutti i casi le Amministrazioni che intraprendono processi virtuosi (e non sono poche) hanno bisogno di investire importanti risorse finanziarie e di formare il personale.

Gli “ignoranti” (nel senso che ignorano cosa é davvero la P.A.) che pensano che bisogna tagliare gli investimenti nella digitalizzazione della P.A. non capiscono che così minano i fondamenti del Madia e danno strumenti a tutti gli oppositori dei processi di cambiamento.

La P.A. non è una startup, non si fonda sulle APP e sui portali.

3) CRITICITÀ Centralismo. Il mondo della P.A., anche nei suoi processi di digitalizzazione assume caratteristiche “a macchia di leopardo”.

Poiché é centrale il rapporto democratico con i cittadini e non l’affermarsi del digitale (che é solo strumentale), pretendere di affermare una via centralizzata all’identità digitale appare velleitario.

Afferma il Consiglio di Stato “La riforma appare quindi rilevante perché interessa – profondamente – l’apparato pubblico ‘nel suo complesso’, ma anche perché guarda all’esterno di tale apparato e mira a incidere sul rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, in una visione olistica che mette al centro il destinatario del servizio pubblico e non l’apparato che fornisce il servizio medesimo. ” (v. parere sul FOIA)

Il legislatore e i suoi consiglieri non chiariscono, ad oggi, le relazioni tra l’attività delle Amministrazioni che già forniscono una identità digitale come FEDERA o la Regione Toscana e il sistema SPID. Si dice che aderiranno (o hanno già aderito).

Ciò sta generando confusione e, soprattutto, attendismo.

In tutti i casi la generazione di “identità forti” tramite l’identificazione ad uno sportello appare immensamente più efficace e coinvolgente rispetto a ciò che offrono TIM o Infocert.

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Se questo é vero gli sportelli delle Poste e quelli dei Comuni sono le reti da responsabilizzare e sulle quali investire.

Un patto democratico forte tra i cittadini e lo Stato può avvenire solo sul territorio.

SPID non è la banale digitalizzazione dell’esistente. SPID può rappresentare la base per un nuovo patto democratico tra i cittadini e lo Stato.

4) LE GIUSTIFICAZIONI PRETESTUOSE.

Le FAQ generali disponibili per spiegare cosa é SPID così recitano “La tecnologia e i metodi per la verifica delle identità sono in continua evoluzione. Le organizzazioni del settore privato, operando già in questo ambito, sono in una posizione migliore rispetto a qualunque pubblica amministrazione per tenere il passo con gli sviluppi di mercato.”

Questa affermazione in Italia é palesemente falsa e prestuosa.

Se i privati fossero Apple, Google e Amazon non avrei obiezioni.

Ma, quando gli “Identity Provider” sono Infocert, TIM e Poste, proprio non ci siamo.

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Molte delle nostre Regioni e dei nostri Comuni, molte Aziende Pubbliche potrebbero fare sicuramente di meglio.

So “di non contare nulla” e che i buoi sono abbondantemente fuggiti dalla stalla, ma il cervello all’ammasso non lo ho ancora dato.

Che senso ha aumentare, come fa il nuovo CAD, il capitale sociale per identificare gli “Identity Provider”. Si vuole rafforzare ancora il monopolio di alcuni su una partitta così delicata.

In fin dei conti si tratta di una operazione storica che potrà riguardare decine di milioni di italiani.

Mi ha molto colpito un articolo di Andrea Monti. Vi invito a leggerlo e a riflettere su questa affermazione “Lo SPID, in questo senso, non è altro che un ulteriore passo avanti nella perdita di centralità dello Stato nella gestione dell’identità. Se è un soggetto privato a definire la mia identità digitale, cambia il ruolo dello Stato che da garante dell’identità personale diventa soggetto che, al pari degli altri, deve fidarsi di un soggetto terzo (ma privato).”

Andrea Monti afferma di non avere una risposta di fronte a questa complessità. Neanche io ne ho.

 

p.s. Qualche giorno grazie a Facebook ho indagato sul livello di usability dei tre “Identity Proder”.

Chi mi ha risposto appartiene alle nostra cerchie molto selezionate e alfabetizzate digitalmente. Con qualche eccezione -legata alla professione- il sistema più semplice é quello delle Poste.

Bisognerebbe tenerne conto perché SPID a regime non sarà una “cosa per pochi”, ma un grande fenomeno di massa.

 

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