E’ il 30 novembre del 2015.
La mia azienda ha trasferito ormai da tempo in una piattaforma cloud la stragrande maggioranza delle conoscenze che mi consentono di lavorare.
Lavoro utilizzando il mio tablet e uno smartphone.
Mi sono stati attribuiti degli obiettivi da raggiungere. Di volta, in volta mi incontro con i miei colleghi per dei brain storming, per condividere gli obiettivi, per chiacchierare del più e del meno. L’orario degli incontri lo stabiliamo noi.
Non ci incontriamo mai (è scomodissimo e genera inquinamento) durante gli orari canonici nei quali i “lavoratori normali” sono costretti a recarsi in un “luogo di lavoro”.
Noi siamo lavoratori nomadi. Lavoriamo per obiettivi. Nella nostra azienda non esiste più un orario di lavoro stabilito (contrattualizzato si diceva una volta), lavoriamo e condividiamo esperienze in luoghi come Pandora.
Pandora è un edificio pensato per noi. Pandora è al VEGA, a Marghera, la vecchia zona industriale in dismissione di Venezia.
Lavorare in un luogo come Pandora aumenta di molto la nostra identificazione con il lavoro. Il sistema di comunicazione basato sui social media consente forme di interazione e di condivisione mai sperimentate prima.
Oggi l’albero “indicatore” è popolato da molti twit. Gli “uccelli messaggio” svolazzano.
Arrivo all’ascensore, il mio smartphone munito di una app che registra i miei parametri fisici mi segnala che sarebbe opportuna una “sana” camminata. Sono un pò sovrappeso.
Mi dispiace, cara app, se non è ascensore è scivolo. Troppo divertente.
In un attimo mi faccio fiondare nella serra. E’ il luogo che prediligo per lavorare.
Mi collego alla rete, sullo schermo appare la mia scrivania virtuale e il collegamento per la telepresence.
Spedisco Ernesto (il mio robottino) alla ricerca di Maria, una mia collega, per condividere il programma di lavoro. Guido Ernesto con mio palmare fino a che non trova Maria. Non ha voglia di muoversi dalla caffetteria. Poco importa, Ernesto (ha un suo touch screen) ci fa da tramite nella conversazione.
Nel frattempo Daniele riceve sul palmare le segnalazioni dalle pareti. Tradotto, gli stanno dicendo: per piacere puliscici.
Daniele, il custode del funzionamento di Pandora, è bravissimo, era un manutentore di impianti chimici. Anche oggi, a volte è più veloce delle cose (things) nel prevenire i bisogni di manutenzione.
Quanta gente oggi a Pandora. Non sempre è così. Di giorno in giorno le aziende prenotano spazi per i loro dipendenti. Anzi, la aziende più avvedute come la mia (a proposito, faccio il designer per un azienda di scarpe che ha la sua sede principale a Bergamo) ci consentono una totale dematerializzazione del lavoro. Interessa il risultato.
Mi sono prenotato una “non scrivania” in materiale plastico riciclato. Meglio, condivido la “non scrivania” con altre persone (alcune le conosco, altre sono nuove).
Scambiamo spesso opinioni, condividiamo obiettivi e progetti di lavoro. Ci siamo accorti così di essere più produttivi. Ci siamo accorti che si può lavorare divertendosi.
E’ sera. La grande media facade di “Pandora” proietta lacrime e immagini di una zona industriale in dismissione. I livelli di acidità della pioggia sono ancora troppo alti e i sensori di Pandora lo hanno prontamente segnalato alla popolazione di Venezia e di Mestre.
Qualche anno fa si usavano le sirene e grafici e torte per segnalare le criticità ambientali.
Oggi ci pensano i sensori e la media facade di Pandora. E pensare che sono passati solo quattro anni dall’inaugurazione delle sirene di allerta.
p.s. ogni riferimento a fatti e cose non è puramente casuale.
Pandora è progettata, compresi i robottini, gli scivoli, la media facade.
Speriamo che le imprese capiscano che il nomadic work è il futuro del lavoro e che Pandora è il futuro di Marghera.
4 risposte su “Una giornata a Pandora: l’edificio del futuro.”
Un sogno che diventa realtà? Io ci spero davvero…
Cara Elisa, grazie per l’augurio. La progettazione dell’edificio è finita. Stiamo aspettando l’autorizzazione ad edificare. A aquel punto parto con la ricerca di finanziamenti…si può fare!!!!!!
Grande Michele. Mi sembrava di leggere un libro di fantascienza….o no????!!!
REaltà, realtà. non fantascienza!!!