Ti capita nei fine settimana di riflettere sulle cose che ti sono accadute, sulle cose che hai letto.
Provi a mettere assieme “cose” apparentemente diverse, a ricavarne una logica comune, un ragionamento che le tenga assieme.
Usando Facebook (un new media) due studenti di Maurizio Galluzzo, incontrati ad una lezione allo IUAV, mi hanno chiesto un appuntamento.
Giovani, non ancora laureati, mi hanno proposto una buona idea, per verificare se possa essere trasformata in una startup, in una idea imprenditoriale.
Ovviamente gli ho chiesto di svilupparla, di trasformarla in un business plan. Pronto ovviamente ad aiutarli nella stesura del business plan. Così farò. Se il business plan sarà “accettabile”, gli proporrò di “incubarsi al VEGA.
Che bello, c’é chi, prima ancora di laurearsi -in piena sessione di esami- non viene a chiederti di assumerli, di trovargli un posto fisso. C’é chi pensa, a poco più di vent’anni. di creare un’impresa.
“Bisogna darsi da fare subito”, così mi hanno detto.
Penso contemporaneamente allo stupore, tutto italiota, per le affermazioni di Luca Nicotra (Agorà Digitale) per i contenuti della sua lettera aperta a Monti e a Passera.
La sue affermazioni sono largamente condivisibili.
Mi permetta Luca Nicotra un’unica osservazione dettata dall’esperienza (avessi i tuoi 29 anni!!).
Come condizione al primo posto per far partire una startup non ci sta necessariamente il credito.
Al primo posto ci stanno i luoghi dell’innovazione. Ci stanno gli incubatori in grado di fornire servizi (più o meno qualificati): cloud computing, banda larga, laboratori, tutor d’impresa ecc.. Ovviamente ci stanno anche il credito e le condizioni economiche.
Modestamente c’é bisogno di luoghi come il VEGA, il Parco Scientifico che mi onoro di dirigere.
A questo punto, cosa c’entra la mela. La mela è Apple, ovviamente.
E’ormai notizia che Apple possiede una liquidità, di 465 miliardi di dollari. Apple è più “liquida” della Federal Reserve, del PIL dello Stato svedese ecc..
Ma soprattutto il fenomeno Apple va letto come l’emblema di un’epoca nella quale i simboli di milioni e milioni di persone nascono spesso da geniali pensate (da geniali business plan) che trovano una società, un ambiente, un terreno fertile per poter crescere e progredire. Società nelle quali il termine “fallimento” non è indice di incapacità, ma di volontà di voler crescere. Società nelle quali la prima preoccupazione dei genitori non è quella di comprare la casa ai figli (a un passo da loro), ma di farli studiare. Ci siamo capiti??
Frequento, per mia fortuna, Cambridge, il quartiere di Boston sede del MIT.
Ingenuamente, mi piacerebbe un giorno, portare a Cambridge i “protagonisti” (si fa per dire) dello stucchevole, ipocrita, decennale dibattito su un posto di lavoro “più o meno fisso”.
Forse lo studio degli ambienti e dei sistemi innovativi costringerebbe tutti noi ad adottare una veloce transizione dai nostri sistemi “iperprotettivi” (talmente “iperprotettivi” di mondi ottocenteschi da non proteggere più nulla), a sistemi più mobili ed aperti economicamente e socialmente.
Buona domenica a tutti.
1 risposta su “Una mela difficile da cogliere”
Faccio un plauso a questi laureandi.