Da sempre sostengo che l’Agenda Digitale non può essere limitata ad un insieme di provvedimenti, prevalentemente di regolazione legislativa, rivolti ad una maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione.
Naturalmente la Pubblica Amministrazione deve essere interessata profondamente a radicali processi di innovazione, ma è l’intero Paese che deve innovare i propri modi di produrre e, perché no, i propri modi di vivere e di ragionare.
Il cogliere pienamente l’innovazione I.T. comporta la necessità di ragionare e progettare il futuro in modo radicalmente diverso da quanto è stato fatto fino ad ora.
Da qui il mio sdegno verso la cosiddetta web tax.
Ma davvero qualcuno pensa che il normare il mercato digitale “globale” si possa fare con una legislazione nazionale?
Davvero si pensa al protezionismo digitale? Davvero si pensa che il “piccolo è bello” possa funzionare nel mondo del digitale? Qualcuno pensa che la web tax aiuterà qualche “nano” italiano a competere con Amazon, Google, Apple ecc.ecc.?
Quando leggo le motivazioni con le quali l’On.Boccia giustifica il provvedimento trasecolo. Non ci siamo prima di tutto sotto il profilo culturale.
So che provoco, ma se invece che “rompersi l’anima” con la web tax si fossero proposte misure fiscali simili a quelle che hanno fatto si che l’Irlanda diventasse il paradiso degli Over the Top, non si sarebbero create infinite opportunità a tutto il comparto I.T.? e ciò a partire dalle piccole imprese e dalle startup italiane?
Queste dovrebbero essere le nuove politiche industriali per il futuro dell’Italia.
Mi stupisco che di fronte a queste misure contro la digitalizzazione del Paese un personaggio come Caio non abbia sentito il dovere di alzare la sua voce. Invece, silenzio.
Nel frattempo si pensa alla fatturazione elettronica come priorità per il Paese. Ma davvero siamo certi che queste siano le priorità dell’Agenda Digitale italiana?
Non so francamente se ne usciremo, la web tax è stata depotenziata e, sicuramente, la UE la boccerà, ma la cultura del Paese in materia di digitale è arretrata. Se si attuano misure a sostegno dell’editoria tradizionale e non si pensa che il futuro sta negli ebook, proprio non ci siamo.
Si dovrebbe capire che una corretta declinazione di queste politiche deciderà il futuro dei nostri figli.