La notizia di queste ore: documenti “segreti” dei Pentagono vengono diffusi attraverso il WEB.
Si afferma l’efficacia, almeno a fini mediatici, dell’azione di Julian Assange, il fondatore del sito WikiLeaks.
Molti autorevoli commentatori hanno spiegato in queste ore come, in realtà, molti di questi segreti, non fossero più, da tempo, tali.
Segnalo un bell’articolo di Christian Rocca “Il flop della guerra in Afghanistan. La realtà e il guerriero nobel per la pace Obama“.
Al di là di questo clamore, valgono alcune riflessioni strategiche che riguardano tutti noi.
Alla faccia di ciò che sta succedendo in questi mesi in Italia (intercettazioni ecc.), il WEB, nel bene come nel male, ci rende più liberi di conoscere e di sapere. Di scegliere cosa conoscere e cosa sapere.
Le regole del “mondo materiale”, difficilmente potranno limitare le notizie divulgate attraverso gli strumenti e i canali del “mondo immateriale”.
L’Islanda (uno Stato nazione), attraverso una sua legge votata dal Parlamento, fornisce uno “spazio virtuale” libero e protetto ai divulgatori di notizie (file, byte) via WEB.
Il giornalismo dei media tradizionali sempre di più dimostra la propria inadeguatezza a “stare costantemente sul pezzo”. E’ difficile fare lo scoop quando la rete informa senza filtri in tempo reale. Chi è più disponibile a comprare la notizia già vecchia?
Leggetevi un bell’articolo di Luca de Biase “Una bussola nel cosmo new media“.
Tutto ciò è la dimostrazione, una volta di più, che siamo di fronte a cambiamenti epocali nel mondo dell’informazione (e non solo) che difficilmente si potranno impedire e limitare.
“Impedire”, non vuol dire “regolare”, anzi “democraticamente regolare”, perché sono convinto che questa overdose di notizie (non tutte nobili, affidabili e verificabili) debba trovare proprie regole (non limitazioni nella diffusione).
Ecco una bella sfida da affrontare per il “popolo del WEB”