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Yahoo! Telelavoro, smart cities.

Per far comprendere meglio il senso del mio libro (Smart Cities – Gestire la complessità urbana nell’era di Internet) proverò, nei prossimi giorni a sviluppare alcuni argomenti attraverso il blog e i social network.

Ciò consentirà al lettore di acquisire più compiutamente la ratio di alcune mie affermazioni.

La scelta della manager di Yahoo! Marissa Mayer di abolire il telelavoro ha aperto un accesso dibattito sul web.

La tesi della Mayer è che il telelavoro impedisce di instaurare relazioni tra le persone e quindi, il telelavoro limita la creatività. Ciò sembrerebbe contraddire le tesi del mio libro sul lavoro “decontestualizzato” e nomadico.,

In realtà la Mayer ha ragione. Il telelavoro come è svolto oggi nella maggior parte dei casi, è alienante. Si limita ad essere la riproposizione in casa del lavoratore delle modalità tradizionali del lavoro d’ufficio.

I device mobili e il cloud computing ci consentono invece di cambiare non solo il modo di lavorare, ma anche la qualità del lavoro. Fordismo e IT non vanno d’accordo.

Il cloud computing consente di virtualizzare la “conoscenza” e di renderla disponibile, i device mobili sono lo strumento che consente il facile accesso alla “conoscenza”.

L’obiettivo al quale dovrebbero convergere sia i datori di lavoro, che i lavoratori, che le governance cittadine dovrebbe essere quello di superare le rigidità di un mondo che non ha più motivo di esistere..

La tesi è che, se possiamo sempre connetterci (in ogni luogo) al web, viene meno l’assunto novecentesco che legava, irrigidendoli, i luoghi, gli orari e le attività umane, a partire dal lavoro.

Il togliere rigidità alla concezione della vita e all’organizzazione delle città dovrebbe essere la strategia principale di una Città intelligente.

D’altronde, l’organizzazione della città come la viviamo oggi è figlia dell’industrializzazione e del fordismo. Non è il frutto di regole precise, è il frutto dell’evoluzione della storia dell’uomo.

Questa organizzazione oggi genera solo insostenibilità ambientale (a partire dal traffico) e costi sociali ormai insopportabili.

Come è noto larga parte dell’inquinamento delle nostre città è la conseguenza del concentrarsi dei flussi di traffico in orari ben prestabiliti. Se ci pensate bene, ciò è a sua volta la conseguenza di una organizzazione del lavoro non flessibile.

La tecnologia IT rende superate queste forme organizzative e sociali.

Nel libro provo ad offrire alle governance cittadine alcune riflessioni e ad indicare alcuni approcci metodologici per affrontare “il mondo nuovo”.

Naturalmente teorizzo l’estensione dei luoghi di coworking e la necessità di rivedere gli orari che regolano ogni aspetto dell’attività umana.

D’altronde molte delle cose che sostengo già si fanno in molte parti del mondo, il problema è che non hanno una razio, non sono prevalenti, non diventate senso comune.

Ciò che è necessario è la consapevolezza diffusa di questi processi, il metterli a sistema, il provare ad organizzarli.

Ciò che andrà realizzato è un sistema che evidenzi i benefici economici e sociali del nuovo modo di vivere e di produrre.

Ormai il tempo è maturo, le tecnologie ci sono tutte. Ancora un piccolo sforzo, acquisiamo consapevolezza.

Del mio libro ho già parlato qualche giorno fa su “michelecamp”.

 

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